PROGETTO EDUCATIVO

P. E. (Progetto Educativo)

INDIRIZZO: “AMMINISTRAZIONE , FINANZA E MARKETING” – SETTORE ECONOMICO – I.T.C.

 

IDENTITA’ DELL’ISTITUTO

LA SCUOLA E IL CONTESTO TERRITORIALE

GLI ISTITUTI TECNICI: SCUOLE DELL’INNOVAZIONE ED IDENTITA’ DEL NOSTRO ISTITUTO

LE SCELTE EDUCATIVE DIDATTICHE

LE RISORSE UMANE E MATERIALI

IL CUORE DELL’AUTONOMIA: LA CONVIVENZA CIVILE E I VALORI CONDIVISI

LE INIZIATIVE DELL’ISTITUTO NEL SOSTEGNO DEGLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI

CITTADINANZA E COSTITUZIONE

LA SCUOLA E IL CONTESTO TERRITORIALE

La scuola come variabile dipendente è in interrelazione con le altre strutture e istituzioni sociali, economiche e culturali di cui subisce l’influsso e su cui lo esercita a sua volta, contribuendo in tal modo al mantenimento o al mutamento del sistema globale. Nella sua configurazione strutturale-organizzativa, la nostra scuola si presenta come “sistema aperto”, ossia in interscambio con l’ambiente esterno, il territorio, in un continuo feed-back.

Frattamaggiore, è uno dei centri più importanti a nord di Napoli. Confina a Nord con Frattaminore, a sud con Casoria, ad est con Crispano e ad ovest con Grumo Nevano e Sant'Arpino. La città conta circa 30.000 abitanti. Oggi l'economia di Frattamaggiore si caratterizza per un notevole sviluppo di industrie di piccole e medio livello. A tali industrie si affiancano molte piccole aziende private che operano soprattutto nel settore calzaturiero, della confezione e dell'abbigliamento.

Storia del territorio frattese

Il primo documento in cui si cita il nome di Frattamaggiore (l'antica Fracta di Atella) è dell’anno 923: esso apparteneva al cartario del monastero napoletano di San Sebastiano e fu segnalato da Lorenzo Giustiniani nel suo Dizionario del Regno di Napoli del 1797:

« Macarius Igumenus monasterii SS. Sergi, et Bachii, Theodori, et Sebastiani concessit Marco Consi, filio quondam Sigemberti habitatori loco, qui vocatur Fracta, cryptas duas ipsius monasterii unam ante aliam, constructas suptus solarium Monasterii Sancti Arcangeli. »

« Macario Igumeno del monastero dei santi Sergio, Bacco, Teodoro e Sebastiano ha ceduto a Marco Consi fu Sigemberto che abita nella località, chiamata Fratta, due nicchie poste l'una accanto all'altra, costruite sotto la terrazza del monastero di sant'Arcangelo. »

(Archivi del Monastero di San Sebastiano, Napoli. Foglio CCCXXXXV, 9 settembre 923.)

La zona però, secondo i documenti R.N.A.M. (Regii Neapolitani Archivi Monumenta) risultava abitata da contadini e piccoli proprietari già dall’820 d.C. L’ipotesi più accreditata, sostenuta da Bartolommeo Capasso e supportata da un certo repertorio archeologico, è che il territorio già dai primi secoli avanti Cristo fosse abitato da piccoli insediamenti umani dipendenti da Atella e che sia stato gradualmente disboscato. Dopo la devastazione vandalica del 455 d.C., gli Atellani, per ripararsi dalle incursioni, non solo edificarono il borgo chiamato oggi Sant'Arpino, ma costruirono come vedetta un castello antemurale in difesa della città di Atella, sito in via Castello, ora via Genoino, dell’odierna Frattamaggiore. Proprio intorno al castello, agli autoctoni abitatori della Fracta, per lo più boscaioli, nell’850 d.C. si aggregò una colonia di profughi di Miseno fuggiti dalla loro città costiera distrutta dai saraceni. Dal seme piantato da un popolo disperso nasce una nuova città, fondata sui costumi e sul culto della prima. Arrivati tra le fratte dell'agro atellano, i superstiti misenati trasformarono i boschi in terreni fruttuosi, coltivarono la canapa piantarono i primi rudimentali filatoi, ma soprattutto edificarono un sontuoso tempio in onore di San Sosio loro concittadino. C'è oggi in Frattamaggiore un rione denominato via Miseno e giustamente si pensa che i primi profughi abbiano ricostruito qui il proprio focolare. La colonizzazione della fratta atellana fu favorita anche dalla pressione demografica nelle zone costiere flegree situate a Nord di Napoli, come quelle di Miseno e Cuma, dal loro impaludamento e dalle incursioni saracene che spinsero molti abitanti, specialmente contadini, a trasferirsi nell'entroterra. Questi ultimi, attratti dai vantaggiosi contratti agrari praticati dalle congregazioni monastiche atellane e napoletane e dalla possibilità di un lavoro stabile in area più sicura, operarono i disboscamenti previsti nelle clausole, e contribuirono a sottrarre il territorio all'incuria e ad avviarlo al ricco utilizzo che da allora lo ha sempre caratterizzato. Altri documenti del periodo normanno ed angioino (XII-XIV secolo) riguardarono l'infeudazione del territorio, i commerci e le attività canapiere e funare, considerate queste ultime espressione delle ataviche attività marinare dei Misenati; mentre ulteriori documenti di carattere ecclesiastico, come quelli della Ratio decimarum del XIII-XIV secolo riguardarono la unicità della devozione per il martire misenate espressa nella antica Ecclesia sancti Sossii del casale frattese. L'appellativo "Major" per l'antica Fracta si riscontra nei documenti del periodo normanno (XII secolo). Durante la dominazione normanna (1030-1266) Fratta fu denominata Fracta Major e si costituì come casale legato a Napoli per gli affari civili e ad Aversa per quelli ecclesiastici. Al periodo angioino (1266-1442) risalgono molti documenti che riguardano i cannabarj frattesi che commerciavano funi nella città di Napoli. Al periodo aragonese-spagnolo (1442-1507) risale la parte più antica della struttura urbana, con la presenza di residenze che valorizzano i palazzi con corti signorili e i luoghi come spazio di lavoro contadino e di produzione canapiera. Nel 1493 Frattamaggiore divenne sede della Gran Corte della Vicaria, mentre le sue funi e le sue gomene si esportavano in tutto l’impero spagnolo, accompagnando probabilmente anche l’impresa di Cristoforo Colombo. Nel 1630 l’ Universitas frattese venne ceduta in feudo al Barone di Sangro, ma tre anni dopo riuscì ad operare il suo Riscatto. Nel periodo borbonico l’artigianato canapiero si concentrò in una fiorente industria tessile, che ebbe modo, alla fine dell’ ‘800 e all’inizio del ‘900, di assurgere ai massimi livelli europei. Nel 1901 Sossio Russo, sindaco, inaugurò la rete tranviaria e l'illuminazione elettrica pubblica, e nel 1902 Frattamaggiore fu elevata al rango di Città da Re Umberto I, ed ancora nel 1904 la Chiesa di san Sossio divenne Monumento nazionale. Nel 1908 fu eretta la Chiesa del Redentore. Carmine Pezzullo, dall'anno 1908 venne eletto sindaco per tre volte fino al 1920 e nel 1916 fondò la corderia omonima. Nel 1910 fu costruita la Chiesa di San Rocco e nel 1913 il Ritiro venne trasformato in orfanotrofio. La struttura urbana del centro storico, ancora oggi persistente porta i segni delle varie epoche storiche della città: il nucleo medievale intorno alla monumentale Basilica Pontificia di San Sossio; i palazzi, i luoghi e i monumenti del periodo aragonese-spagnolo e del periodo borbonico; i palazzi dell’800 e del primo 900, il verde storico e le ville periferiche della stessa epoca. In questo centro storico si evidenziano portali di travertino e di piperno scolpito, affacci e mascheroni barocchi ed altri segni, come le edicole votive, che trovano modo di esprimersi ad un buon livello artistico ed architettonico. Negli ultimi 50 anni la città ha cambiato la sua economia, ha modernizzato i suoi servizi, ha esteso la sua configurazione urbana ed appare oggi, con buone quote di attività nei vari settori economici, uno dei centri più importanti del napoletano.

Nel 1997, con il "Placet" dei Primate dell'Ordine di San Benedetto e con l'intervento dei monaci Sublacensi, Frattamaggiore è stata solennemente intitolata 'Città Benedettina'. Il titolo è legato alla custodia nella Chiesa principale delle sacre spoglie di San Sosio e Severino, le quali un tempo erano onorate nell'omonimo e antico monastero benedettino napoletano. L’Istituto “Giovanni Verga”, costituisce un importante polo scolastico di riferimento per alunni provenienti da una platea scolastica ampia e diversificata. Il territorio offre opportunità di lavoro e di impiego ai nostri diplomati, a cui viene richiesta una preparazione sempre più qualificata e aperta alle innovazioni tecnologiche e alle relazioni internazionali.

MERCATO DEL LAVORO

L’insediamento di complessi industriali non ha risolto il problema dell’occupazione .La situazione occupazionale nell’area ha raggiunto livelli di vera e propria emergenza: il fenomeno della disoccupazione influisce non solo sulla crescita economica ma anche sulla stessa convivenza e consenso sociale. La mancanza di una cultura proiettata al nuovo mercato, la carenza di centri sociali e culturali, l’assenza di risposte positive alla formazione giovanile hanno, spesso, determinato situazioni di disagio che sono sfociate nella microcriminalità e nell’ abbandono scolastico. Rispetto al resto della Regione è possibile avanzare l’ipotesi di una situazione di stagnazione sociale che grava sul bacino di utenza servito dalla scuola, con una struttura occupazionale rigida e ristretta e una grande massa di persone che si offrono sul mercato del lavoro, senza alcuna prospettiva di incontrare una domanda corrispondente. I valori elevati del tasso di disoccupazione, con particolare riferimento alla disoccupazione giovanile, inducono ad alcune considerazioni sull’esistenza diffusa di lavoro sommerso. L’economia sommersa è, infatti, largamente presente nell’area e si configura come una vera e propria economia parallela, con il suo mercato, i suoi finanziamenti, il suo collocamento.

GLI ISTITUTI TECNICI: SCUOLE DELL’INNOVAZIONE ED IDENTITA’ DEL NOSTRO ISTITUTO

Dal primo settembre 2010 sono stati attivati i nuovi percorsi nell’ambito dell’Istruzione Tecnica, previsti dal Regolamento emanato con DPR n. 88 del 15 marzo 2010. Per l’anno scolastico in corso i nuovi indirizzi riguardano esclusivamente le classi prime, le classi seconde , terze e quarta mentre le altre classi continuano a funzionare con il precedente ordinamento, seppure con le riduzioni di orario previste dal regolamento sopra richiamato (32 ore settimanali nelle classi quarte e quinte). Il riordino complessivo dei cicli conclude un processo riformatore che tiene conto della Legge 53 del 2003 (la cosiddetta “Moratti”) e che contiene, soprattutto per il settore tecnico e professionale, rilevanti elementi di continuità con la Legge 40/07 (ministero Fioroni) e con i risultati della Commissione di lavoro presieduta dal prof. De Toni, le cui conclusioni ritroviamo “rispecchiate” in gran parte nella nuova struttura della secondaria superiore riformata. Poiché l’obiettivo del POF è quello di riflettere sull’identità del nostro Istituto in quanto Istituto Tecnico, è opportuno richiamare sinteticamente i punti chiave contenuti nel regolamento e le priorità strategiche sintetizzate chiaramente nella premessa alle Linee Guida per l’attuazione del riordino:

- Il quadro Europeo

- L’insegnamento per competenze

- La coerenza con le competenze di uscita dell’obbligo di istruzione

- La didattica laboratoriale

- L’utilizzo delle quote di autonomia e di flessibilità

- La creazione dei Dipartimenti Disciplinari e del Comitato Tecnico-Scientifico

- I rapporti con il territorio e con il mondo del lavoro

- La creazione di percorsi organici di Alternanza Scuola-Lavoro, Stage e tirocini aziendali.

Molto significativo appare il costante richiamo al quadro Europeo, sia per quanto concerne gli obiettivi fondamentali della Strategia di Lisbona, oggi rinnovati con la strategia per l’Europa del 2020, ma anche e soprattutto per il riferimento costante al Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF) e al documento sulle Competenze chiave per l’apprendimento permanente. Altrettanto significativo è il richiamo alla necessità di attuare una didattica orientativa che sia in grado di motivare gli studenti a costruire il proprio progetto di vita e di lavoro. Inoltre, il costante richiamo ad una didattica per competenze deve far riflettere sul superamento di metodologie tradizionali, basate su un metodo sostanzialmente lineare e deduttivo (trasmissione di conoscenze e di regole -approfondimento di studio-applicazione) e sulla opportunità di introdurre strategie flessibili, che, avendo come obiettivo finale l’acquisizione di competenze, possano partire dall’osservazione e basarsi su una impostazione ciclica e ricorrente.

Citando alla lettera quanto previsto nelle linee guida, la consapevolezza del ruolo decisivo della scuola e della cultura nella nostra società, non solo per lo sviluppo della persona, ma anche per il progresso economico-sociale, “richiede il superamento di concezioni culturali fondate su un rapporto sequenziale tra teoria/pratica e sul primato dei saperi teorici”.

LE SCELTE EDUCATIVE E DIDATTICHE DELL’ISTITUTO

In una realtà territoriale che denota precarietà culturale e sociale, l’ Istituto si pone come “centro propulsore” di iniziative atte ad educare gli allievi alla cittadinanza attiva, alla flessibilità e alla imprenditorialità, creando anche occasioni per recuperare le radici territoriali. La nostra Scuola si propone, infatti, di formare “soggetti” responsabili, consapevoli di sé e del mondo esterno, in possesso di una buona cultura di base e di specifiche competenze tecnico-professionali, che siano anche duttili e flessibili, per rispondere alla richiesta di mobilità del mercato del lavoro e per proseguire efficacemente gli studi . Mira, pertanto, a superare la dicotomia fra istruzione e formazione, educando, così, alla complessità, alla responsabilità delle scelte, alla partecipazione attiva, ai processi di apprendimento, al rispetto delle diversità in una visione europea e mondiale, ritenendo anacronistica un’istruzione solo tecnicistica che non veicoli valori fondamentali. Vuole, dunque, offrire un contributo più fattivo all’educazione anche dell’alunno più svantaggiato, affinché si realizzi la sua piena maturazione umana, sociale, culturale, fatta salva, naturalmente, la libertà di insegnamento del docente.

Nella predisposizione del piano dell’offerta formativa ha privilegiato, quindi, i progetti concernenti le abilità di base, l’acquisizione di un valido metodo di studio, l’integrazione nella comunità scolastica, la motivazione all’apprendimento per le classi del primo biennio e le attività specifiche del curricolo per il secondo biennio e il terzo anno. In tal modo il nostro istituto esprime l’autonomia scolastica intesa come possibilità, riconosciuta ad ogni istituzione scolastica, di organizzarsi e determinare il proprio progetto educativo espresso con il Piano dell’Offerta Formativa (POF). L’autonomia, di tipo funzionale e gestionale, è tesa al successo formativo degli studenti, creando una scuola di qualità attraverso la promozione di nuovi modi di fare scuola, capace di personalizzare i curricoli con un’attenzione particolare al territorio e coniugando flessibilità, responsabilità ed integrazione. Fiore all’occhiello dell’autonomia è, appunto il POF che esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa della scuola, costituendone la carta d’identità con una visione programmatica, fornendo all’alunno competenze spendibili attraverso percorsi orientati ed offrendogli orizzonti per un progetto di vita sempre negoziabile ma in continua costruzione ed espansione. Ma la scuola dell’autonomia riesce a raggiungere il suo fondamentale obiettivo, il successo formativo di tutti gli alunni, a condizione che migliori l’impostazione dell’azione educativa e didattica in quanto è dalla didattica che dipende la qualità e la produttività della scuola

LE RISORSE UMANE E MATERIALI

Nell’anno scolastico 2013/14 prestano servizio 70 docenti. Docenti specializzati per l’integrazione dei soggetti in situazione di handicap n° 01. Insegnanti tecnico- pratici n° 04 docenti

Completo è l’organico relativo al personale ausiliario e di segreteria: nell’Istituto lavorano :

n° 1 D.S.G.A.,

n° 3 assistenti amministrativi

n° 2 collaboratori scolastici

n° 2 assistenti tecnici.

Per quanto concerne la situazione dei laboratori e delle aule speciali, l’Istituto dispone di:

Laboratorio di Informatica

Biblioteca

Palestra

Laboratorio di Costruzioni e di Topografia

Aula cineforum

Laboratorio fisico-chimico

Ufficio tecnico

Laboratorio Meccanico

IL CUORE DELL’AUTONOMIA

Evidentemente l’attenzione alla didattica da parte dei docenti comporta un impegno di continua formazione in servizio, cosa arricchente per gli insegnanti ma anche carica di valori esistenziali come l’umiltà, lo studio, la cultura, la formazione integrale della persona, trasmessi agli allievi con il semplice esempio, contribuendo già così ad una convivenza civile sempre più esperita in una comunità scolastica dove non si educa per valutare ma si valuta per educare (Zavalloni).

Ormai da tempo, nella pratica d’insegnamento dei docenti più attenti alle esigenze formative degli allievi, è stato abbandonato il modello di programmazione lineare-sequenziale noto come «taylorismo didattico» e la strategia modulare è entrata sempre più a far parte dello stile dei docenti. L’esigenza della didattica modulare è nata proprio quando si è finalmente compreso che, all’interno del sistema educativo, la flessibilità e la creatività sono più importanti della mera efficienza.

Ci si è così ispirati alla c.d. «adhocrazia» (il termine è stato coniato da Warren Bennis nel 1966). Essa consente di fronteggiare problemi didattici continuamente diversi e permette l’individualizzazione di percorsi ad hoc, gli unici che, sfuggendo ad una consequenzialità di tipo lineare che debba valere sempre, ovunque, per tutti, possono favorire il successo formativo degli allievi. In sostanza, programmando per moduli, si programmano flessibilmente percorsi diversi, valutando il potenziale di apprendimento di ogni singolo alunno e progettando itinerari di costruzione comune dell’apprendimento (Gloria Sica). Nella teoria economica l’adhocrazia comporta la costituzione di gruppi di lavoro articolati per progetto, che nascono e muoiono insieme ai progetti: quando se ne ravvisa la necessità, l’organizzazione crea gruppi di progetto ad hoc per realizzare un compito preciso e limitato. La didattica modulare, che si ispira a questi stessi principi, consente al docente di programmare, secondo una logica di tipo reticolare, moduli diversi, anche combinandoli con sezioni di programmazione tradizionale (dunque lineare e sequenziale). I vantaggi in ogni caso sono enormi: membri di diversi Team (docenti di classi o anche di scuole diverse) possono unire le loro capacità e le loro competenze per affrontare insieme problemi specifici; i Project Teams sono temporanei: così si impiegano al meglio le risorse umane e professionali presenti in un istituto e si facilita il conseguimento degli obiettivi fissati; l’autorità ed il controllo sono decentrati e tutti sono messi in grado di offrire il proprio contributo.

Nell’ambito didattico è possibile individuare, all’interno delle classi tradizionali o scomponendole, gruppi di studenti che costruiscano insieme il loro apprendimento, anche attraverso forme di peer tutoring.

I moduli sono altamente motivanti proprio perché consentono ad ogni allievo di interagire attivamente con il docente e con i compagni, attivando modalità di empowerment.

Naturalmente il modello funziona solo se i membri sono aperti alla collaborazione collegiale e dotati di capacità di relazionarsi agli altri. Occorre una vera e propria etica della collaborazione: la coopetizione (cooperazione più competizione) deve diventare la cultura dominante dell’organizzazione a tutti i livelli, organizzativi e didattici. Il grande vantaggio dell’impostazione modulare dell’insegnamento consiste nella valorizzazione dell’<> .

La didattica modulare segue il modello democratico di trasmissione dell’insegnamento e permette di inserire, all’interno della programmazione come del concreto lavoro didattico in aula, gli apporti di tutti, docenti e studenti.

Secondo il «modello 4 P» elaborato da Ravitz nel 1995, la didattica modulare permette di aver cura:

– delle persone (la comunità che apprende),

– del processo (attraverso il controllo dei singoli percorsi formativi),

– del prodotto (valutando il risultato delle interazioni studente-docente, studente-studente, studente-risorse),

– della partecipazione attiva e consapevole di tutti i componenti la comunità di apprendimento.

EDUCARE ALLA CONVIVENZA CIVILE

In un contesto sociale nel quale è ampiamente avvertito un vuoto che non riguarda solo la classica buona educazione, ma che si traduce in un vero e proprio deficit di rispetto di se stessi, degli altri, della cura e della conservazione della propria salute, di attenzione per la “res publica” e per il bene comune e di tutela dell’ambiente, la scuola non può mostrarsi sorda al richiamo dell’opinione pubblica, che ne sottolinea sempre il suo ruolo di importantissima agenzia formativa. Il nostro istituto, quindi, lungi dal considerarsi una panacea di tutti i mali e sottolineando che risulta indispensabile la collaborazione con la famiglia, non può ignorare che sempre più frequentemente, anche in ambito scolastico, si consumano atti vandalici di minore o maggiore entità, verbali o gestuali, minacciati o praticati, piccoli e grandi litigi, piccoli furti, spesso riconducibili a fenomeni di bullismo o di intolleranza - , che , se trascurati, possono produrre la diffusione di una subcultura negativa nel gruppo dei pari (“ il branco”) e tradursi in violenze dalle conseguenze irreparabili. Da qui nasce l’esigenza di considerare l’educazione alla convivenza civile un obiettivo primario e trasversale, da raggiungere non solo con le attività progettuali specifiche - “Educazione ambientale”, “Educazione alla salute”, “Educazione alla solidarietà”- ma anche e soprattutto attraverso l’attenzione che ogni docente dedicherà alla costruzione dell’autostima dei singoli allievi e alla promozione di un clima scolastico cooperativo, aperto al dialogo e al pluralismo, disponibile all’accoglienza, all’interazione sinergica e al confronto, attento a osservare e a far osservare le regole del vivere insieme civilmente e del sentirsi bene, in equilibrio fisico, psicologico, emotivo ed affettivo. Noi tutti, Dirigente scolastico, Dirigente amministrativo, Docenti e Personale ATA, pertanto, in qualità di adulti di riferimento dei nostri ragazzi, avvertiamo la responsabilità di attivarci per una politica scolastica antiviolenza, affrontando senza paure i vari problemi che si proporranno, con rilevazioni, discussioni e controlli degli spazi e dei momenti meno strutturati , collaborando continuamente con alunni e genitori per rendere visibili le situazioni di prepotenza e per ricercare soluzioni ai sottesi conflitti sociali e trovando il giusto equilibrio tra fermezza, comprensione e sostegno.

I VALORI CONDIVISI

I valori che sono alla base di tutta l’attività della scuola hanno come fonte di ispirazione fondamentale gli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione Italiana e trovano riscontro nei principi fondamentali che si riportano qui di seguito.

UGUAGLIANZA

Il servizio pubblico è ispirato al principio di uguaglianza dei diritti degli utenti. Le regole che disciplinano i rapporti tra utenti e Scuola sono uguali per tutti. Nessuna discriminazione nell’erogazione del servizio scolastico può essere compiuta per motivi riguardanti sesso, razza, etnia, religione, opinioni politiche, condizioni psico-fisiche e socio-economiche.

IMPARZIALITA’ E REGOLARITA’

I soggetti erogatori del servizio scolastico agiscono secondo criteri di obiettività, equità ed imparzialità. La Scuola utilizza le risorse disponibili per garantire, nell’ambito delle proprie competenze, la continuità e la regolarità del servizio e delle attività educative, anche in situazioni di conflitto sindacale, nel rispetto dei principi e delle norme sancite dalla legge e in applicazione delle disposizioni contrattuali in materia.

ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE

La Scuola si impegna a favorire l’accoglienza dei genitori e degli alunni, l’inserimento e l’integrazione di questi ultimi, specie nelle classi iniziali e nelle situazioni di rilevante necessità. Particolare impegno è rivolto alla soluzione delle problematiche relative agli studenti lavoratori, agli stranieri, a quelli degenti in ospedali, a quelli in situazione di handicap, a quelli presenti nelle istituzioni carcerarie. Nello svolgimento della propria attività, ogni operatore ha pieno rispetto dei diritti e degli interessi dello studente.

DIRITTO DI SCELTA

L’utente ha la facoltà di scegliere fra le istituzioni che erogano il servizio scolastico. La libertà di scelta si esercita fra le istituzioni scolastiche dello stesso tipo, nei limiti della capienza obiettiva di ciascuna di essa. In caso di eccedenza di domande va, comunque, considerato il criterio della territorialità (residenza, domicilio, sede di lavoro dei familiari, ecc.). L’obbligo scolastico, il proseguimento degli studi superiori e la regolarità della frequenza sono assicurati con interventi di prevenzione e controllo dell’evasione e della dispersione scolastica da parte di tutte le istituzioni coinvolte.

PARTECIPAZIONE

Istituzioni, personale, genitori e alunni sono protagonisti e responsabili dell’attuazione del Piano dell’offerta formativa, attraverso una gestione partecipata della scuola, nell’ambito degli organi e delle procedure vigenti. I loro comportamenti devono favorire la più ampia realizzazione degli standard generali del servizio. Le istituzioni scolastiche e gli enti locali si impegnano a favorire le attività extra-scolastiche che realizzino la funzione della scuola come centro di promozione culturale, sociale e civile.

EFFICIENZA E TRASPARENZA

La legge 241/90 (nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso a documenti amministrativi) è assunta quale riferimento fondamentale nella regolamentazione del servizio. L’istituzione scolastica promuove ogni forma di partecipazione e garantisce la massima semplificazione delle procedure ed un’ informazione completa e trasparente. L’attività scolastica, ed in particolare l’orario di servizio di tutte le componenti, si informa a criteri di efficienza, di efficacia, di flessibilità e trasparenza.

LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO ED AGGIORNAMENTO DEL PERSONALE

La programmazione assicura il rispetto delle libertà di insegnamento dei docenti e garantisce la formazione dell’alunno, facilitandone le potenzialità evolutive e contribuendo allo sviluppo armonico della personalità, nel rispetto degli obiettivi formativi nazionali e comunitari, generali e specifici, recepiti nei piani di studi di ciascuno indirizzo. L’aggiornamento e la formazione costituiscono un impegno per tutto il personale scolastico e un compito per l’Amministrazione che assicura interventi organici e regolari. L’istituzione scolastica garantisce ed organizza le modalità di aggiornamento del personale in collaborazione con istituzioni ed enti culturali, nell’ambito delle linee di indirizzo e delle strategie di intervento definite dell’Amministrazione.

LE INIZIATIVE DELL’ISTITUTO NEL SOSTEGNO DEGLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI

La presenza dei docenti di sostegno nella nostra scuola costituisce una realtà decisamente non trascurabile sia per quanto riguarda le dimensioni meramente numeriche che la delicatezza dei compiti svolti da tale figura professionale.

L’attività di sostegno viene inserita in una pianificazione di lavoro comune, dove la programmazione dei tempi, spazi, contenuti e metodi di intervento avviene con la partecipazione di tutti i docenti curriculari, con la collaborazione dell’equipe psico-pedagogica dell’A.S.L., con il consenso dei genitori, con la consultazione dei terapisti della riabilitazione e dei logopedisti. Viene garantito un raccordo tra le scuole medie e l’Istituto assicurando la continuità educativa degli alunni disabili mediante vari incontri nel periodo successivo alle prescrizioni per favorire un armonico passaggio dell’allievo da un ordine di scuola all’altro.

Nei progetti stilati a favore dei soggetti diversamente abili viene privilegiata, in primo luogo, l’area socio-affettiva e relazionale al fine di garantire il conseguimento dell’integrazione nel gruppo classe, l’autonomia personale e sociale, la crescita psicologica ed intellettuale degli allievi, La vita scolastica, familiare e sociale richiede, infatti, quotidianamente l’esercizio e l’affinamento di varie competenze relazionali al fine di migliorare il rapporto della persona con l’ambiente che lo circonda. A tal proposito viene redatto per ogni ragazzo diversamente abile, in rapporto alle abilità e alle necessità di ciascun soggetto, un progetto “Autonomia” che, parte integrante del Piano Educativo Individualizzato , tende a rendere il discente capace di “vivere” attivamente nell’ambiente in cui opera. Viene, così, favorita la conoscenza degli spazi scolastici, dei laboratori, della palestra, della biblioteca; viene più volte effettuato il percorso casa-scuola al fine di migliorare l’orientamento e le abilità pedonali del ragazzo, vengono utilizzati i servizi della comunità (uffici, negozi, bar, mezzi pubblici),viene proposto l’uso corretto del denaro, del telefono, dell’orologio. Viene, quindi, elaborato un piano educativo individualizzato organico, capace di raccordare gli obiettivi educativi al livello di maturazione posseduto, progetto che, in concreto, favorisce l’integrazione del ragazzo disabile nel “sociale”. L’integrazione diventa, così, un progetto di vivere come potenziamento di conoscenze ed è, al contempo, un riconoscimento ed una valorizzazione di identità spesso poco accettate.

Le strategie didattiche, poi, mirano ad agevolare l’ingresso dei ragazzi diversamente abili nel mondo del lavoro. Oltre allo studio tradizionale delle varie discipline e alla partecipazione del ragazzo disabile alle attività integrative ed ai progetti previsti nel P.O.F., viene proposto un percorso semplificato con l’ausilio di personal computer e di programmi specializzati. L’organizzazione del lavoro viene strutturata essenzialmente in attività differenziate e semplificate all’interno del gruppo-classe dove viene garantita la partecipazione del ragazzo alla vita scolastica assumendo un atteggiamento gratificante e favorendo lo sviluppo di interazioni positive con i compagni.

Negli ultimi anni del percorso scolastico, mediante accordi con le altre agenzie formative e con l’ente locale, si definiranno le modalità individualmente più opportune per la formazione professionale degli allievi.

CITTADINANZA E COSTITUZIONE

CITTADINANZA E COSTITUZIONE- è una disciplina di studio introdotta nei programmi di tutte le scuole di ogni ordine e grado dalla legge 169 del 30/10/2008.

Si tratta di un insegnamento che, oltre ai temi classici dell’educazione civica comprende anche l’educazione ambientale, l’educazione alla legalità, i principi di una corretta competizione sportiva e i valori del volontariato, le basi dell’educazione stradale e dell’educazione alla salute, il valore del rispetto delle regole.

Perché “Cittadinanza”?

Perché gli studenti sono giovani cittadini che esercitano diritti inviolabili e rispettano i doveri inderogabili della società di cui fanno parte ad ogni livello - da quello familiare a quello scolastico, da quello regionale a quello nazionale, da quello europeo a quello mondiale - nella vita quotidiana, nello studio e nel mondo del lavoro.

Perché “Costituzione”?

Perché ogni studente dovrebbe conoscere la Costituzione, documento fondamentale della nostra democrazia e “mappa di valori” utile per esercitare la cittadinanza a tutti i livelli

La scuola può e deve essere una palestra di democrazia. Per questo, particolare importanza sarà data alla partecipazione attiva degli studenti a tutti i livelli: dalla rappresentanza di classe a quella d’Istituto, dall’impegno nelle Consulte provinciali degli studenti a quello nelle Associazioni studentesche.

L’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” ha tra gli altri l’obiettivo di insegnare alle giovani generazioni come esercitare la democrazia nei limiti e nel rispetto delle regole comuni .E’ anche l’occasione per costruire nelle classi, dove sono presenti ragazze e ragazzi con provenienze, storie, tradizioni e culture diverse, delle vere comunità di vita e di lavoro, che cerchino di dare significati nuovi alla convivenza ed elaborino percorsi che costruiscano contemporaneamente identità personale e solidarietà collettiva, competizione e collaborazione.

Le attività e gli insegnamenti relativi a “ Cittadinanza e Costituzione” di cui all’art. 1 del decreto legge 1 Settembre 2008 n. 137 convertito con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2008 n. 169 , coinvolgono tutti gli ambiti disciplinari e si sviluppano , in particolare , in quelli di interesse storico – sociale e giuridico – economico.

PER L’ATTUAZIONE DEI SINGOLI PIANI EDUCATIVI SI RIMANDA AL P.O.F.


ISTITUTO PARITARIO GIOVANNI VERGA

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